Per qualcuno il 2012 è l'anno della fine del mondo, per me è l'anno dei matrimoni. Sopravvissuto a sabati e domeniche di festa, già arrivano proposte per l'anno venturo.
Gli sposi cambiano, il vestito resta lo stesso mentre camicie e gemelli vanno a nozze in modi diversi.
Immancabilmente tutti questi matrimoni mi fanno pensare non tanto al mio futuro affettivo (che è un po' come la Grecia) quanto ai rapporti di coppia in generale. Vedo amici che si sposano fiduciosi nel loro futuro e provo una sensazione anzi una certa condivisione del momento. Intanto vedo altri amici che dopo anni di matrimonio o convivenza chiudono una storia.
Niente di strano, nulla è eterno e spesso le situazioni cambiano. O meglio le condizioni. Perché un rapporto si basa su condizioni e non solo su quelle contrattuali. Una mia amica rispose al prete, che era andato a ricordarle che il matrimonio è un giuramento di fronte a dio, che lei prometteva l'amore all'uomo che sposava in quel momento.
Ora detto così sembra una dichiarazione di tradimenti futuri, mentre lei si riferiva alle condizioni.
Ci sono eventi che ci cambiano, ci sconvolgono. Non sappiamo affrontare la morte e ancor peggio non sappiamo affrontare la sofferenza. Questi eventi cambiano la nostra persona o forse tirano fuori parti del carattere che erano sopite.
Cambiamenti che modificano le condizioni, condizioni su cui si basa il rapporto, rapporto che finisce (a almeno dovrebbe).
In realtà eccezion fatta per amici e amiche separati (ma quanti siete!) conosco anche chi crede nel matrimonio come scelta di impegnarsi senza se e senza ma. Non riesco però a convincermi che sia questa la posizione giusta o almeno la forma mentis ideale.
Poi ripenso alla formula, nella buona e nella cattiva sorte e la trovo abbastanza ridicola. Nella buona sorte cosa ci vuole a mandare avanti un rapporto? Nulla va da se. Ma nella cattiva? Cosa si intende per cattiva? Condizioni che cambiano? Marito violento? Moglie infedele?
Avrebbe senso mandare avanti un rapporto così?
Poi mi rilasso e mi ricordo che in fin dei conti non mi tocca più di tanto. Io e la mia solitudine stiamo sempre insieme. Nella cattiva e nella peggiore sorte.
Ora detto così sembra una dichiarazione di tradimenti futuri, mentre lei si riferiva alle condizioni.
Ci sono eventi che ci cambiano, ci sconvolgono. Non sappiamo affrontare la morte e ancor peggio non sappiamo affrontare la sofferenza. Questi eventi cambiano la nostra persona o forse tirano fuori parti del carattere che erano sopite.
Cambiamenti che modificano le condizioni, condizioni su cui si basa il rapporto, rapporto che finisce (a almeno dovrebbe).
In realtà eccezion fatta per amici e amiche separati (ma quanti siete!) conosco anche chi crede nel matrimonio come scelta di impegnarsi senza se e senza ma. Non riesco però a convincermi che sia questa la posizione giusta o almeno la forma mentis ideale.
Poi ripenso alla formula, nella buona e nella cattiva sorte e la trovo abbastanza ridicola. Nella buona sorte cosa ci vuole a mandare avanti un rapporto? Nulla va da se. Ma nella cattiva? Cosa si intende per cattiva? Condizioni che cambiano? Marito violento? Moglie infedele?
Avrebbe senso mandare avanti un rapporto così?
Poi mi rilasso e mi ricordo che in fin dei conti non mi tocca più di tanto. Io e la mia solitudine stiamo sempre insieme. Nella cattiva e nella peggiore sorte.
http://www.youtube.com/watch?v=gyH3VNxUcm0 io posso rispondere cosi'......
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