venerdì 24 febbraio 2012

Prossima fermata: Acqui Terme?


(pubblico con ritardo la seconda parte causa testa fra le nuvole...)
Seconda parte del mio viaggio che come facevano con i film è diviso in due parti. Ovviamente sono arrivato in ritardo di 50 minuti e ho perso la coincidenza. Ma invece di lamentarmi e basta ho usato le armi in mio possesso (ovvero la conoscenza). Ho cercato il capotreno che uno sgaurdo incazzoso e dandomi del tu mi ha chiesto cosa volessi. Esposta la mia domanda (visto che perderò il treno mi sa dire quello successivo per Acqui?) mi ha risposto che mi aveva risposto prima. Stupito ma ancora calmo gli dico che aveva risposto a qualcun altro ma non a me (per un attimo mi sono chiesto ma sarà buddista? parlava di vite precedenti?).
A questo punto inizia a darmi del lei (solitamente prima si da lei e poi si prende confidenza e si da del tu) e mi dice che se non prendo quello delle 1541 posso prender quello delle 1547.
Dubbioso ma ancora calmo gli chiedo come mai ci siano due treni a soli 6 minuti di distanza per acqui terme che non è esattamente il primario centro di attrazione del piemonte.
Indispettito mi comunica che alla 1547 il treno parte da principe. Ora chi conosce Genova starà già ridendo ma mettiamo che qualcuno viva a Correggio e non sappia come sia fatta Genova faccio un breve excursus.
Arrivando da sud si trovano due grandi stazioni a Genova: la prima denominata Brignole e la seconda Piazza Principe. Il capotreno mi aveva detto che avrei potuto prendere il treno a Principe cioè lo stesso che avrei perso a Brignole. Come non me lo ha saputo spiegare. Se avessi facebook almeno gli avrei intimato di toglierlo dalle amicizie. 
Ora sempre meno calmo gli ho fatto notare che aveva detto una cazzata e indispettito mi ha detto che il treno successivo sarebbe stato alle 1706 (su cui sto scrivendo questo pezzo).
Va beh prendiamola con filosofia, c’è chi sta peggio di me anche se penso che in questo momento mia sorella ha le maniche corte prende più soldi a fare caffè di quanto ne prendeva in italia a farsi le notti in ospedale. E lei sta meglio di me.
Messa da parte la filosofia mi sono detto che vista la vena creativa del giorno mi sarei potuto sistemare in sala d’aspetto a scrivere un po’. Ma ancora non sapevo cosa avrei scoperto di lì  a poco.

Sono a Brignole e scopro che non c’è più la sala d’aspetto proprio oggi che io dovrei aspettare. vedo il sole e cerco il mio posto al sole ma il folto numero di barboni non lascia spazio a me munito di un’enorme valigia. Inoltre stanno dissertando sula tassonomia animale e non mi va di sentirmi ignorante (a proposito ma perchè tutti barboni che conosco hanno dei livelli di cultura così elevati?) anche qui, anche ora.
Torno dentro e cerco mio fratello per comunicargli il mio ritardo. Ma mio fratello, che oggi sarà il mio autista è già sulla strada. Per Savona. Succede. A questo punto potrebbe anche dirmi che lui in realtà non è mio fratello ma abbiamo troppe cose in comune, tra cui una sorella che come bianca e bernie sta nella terra dei canguri.
Svelato il problema di misunderstanding ( in italiano: mamma) mi fermo e ricevo una piacevole telefonata.
Passata quella vado in cerca del binario e mi trovo davanti al treno dopo aver investito 1,30 in una bottiglia d’acqua in bottiglia (non riuscivo a buttare la bottiglia).
Eccolo ora mi attende un luogo caldo e accogliente dove sfogare la mia vena creativa improvvisa.
No miei cari lettori perchè è chiuso. Attendo al freddo e al gelo vicino a una coppia di signori (mancavano giusto l’asinello e il bue) l’arrivo del salvatore.
E così arriva finalmente il capotreno che sembra la fotocopia sgualcita della brutta copia di gerard depardieu. Ci guarda e ci chiede cosa vogliamo (la tentazione era dire un caffè alto al vetro!).
Notata l’ovvietà ci apre e posso finalmente mettermi comodo e scrivere questo pezzo.
E la cosa che mi stupisce è che sono ancora calmo. ma se la signora davanti a me non la smette di urlare metto in pratica tutto quello che ho imparato nelle edizioni di Dexter.

mercoledì 15 febbraio 2012

Tutti in carrozza! Si parte! Forse.



Non per ora, il treno viaggia con 40 minuti di ritardo per un motivo incomprensibile. Non è incomprensibile per le ferrovie ma per me in quanto ogni volta che in sottofondo viene annunciato il ritardo la voce è troppo bassa rispetto alle pubblicità che passano i televisori ai binari. I televisori appunto, vivo senza e me li devo beccare in stazione. Inoltre passano solo pubblicità. Come andare al ristorante e pagare il conto senza aver mangiato. Ma in fondo è solo l’inizio.
Arriva gente, tutti chiamano per comunicare il ritardo chi la mamma chi la fidanzata chi la moglie. Il tempo passa, altri treni partono e il mitico intercity 510 ancora non arriva.
Qualche minuto dopo dal profondo sud arriva il treno, ho il posto prenotato non perchè faccia figo ma perchè è d’obbligo (nonostante trenitalia preveda l’overbooking). Sono sulla carrozza tre. Bene vediamo se la fortuna mi assiste almeno in questo.
Carrozza uno, carrozza due, carrozza quattro ma la tre? Parlo con una giovane capotreno ma non sa dirmi dove si trovi la carrozza e mi guarda stranita. Ha ragione la poverella ha il vestito da capotreno, la giacca da capotreno, il cappello, il fischietto, il palmarino ma forse sta andando al carnevale di viareggio e non sta lavorando.
Divento cupo e la fisso negli occhi. Dopo poco a fissarla siamo in cinque quindi in sette quindi in troppi da sostenere. Ci dice che forse la carrozza 3 è situata dopo la 8. Anni e anni di scuola a studiare vengono distrutti da trenitalia che invece di applicare un metodo ragionevole e razionale usa mezzi di fantasia. Temo che al ritorno il treno partirà dal binario nove e tre quarti.
Giungiamo alla carrozza 3 posta in fondo. In silenzio ascolto i miei compagni di imprevisto e lo cerco. Lo so che anche oggi ci terrà compagnia. Inizio un giro di scommese e lo vedo. Maschio alto un metro e settantacinque, una cinquantina d’anni e un paio di baffi da attore porno degli anni 80. Scommetto su di lui sette euro, che è tutto quello che ho con me ( se lo sapesse mia madre...mai viaggiare senza soldi... si ma mamma cara viaggiare con i soldi è sempre facile).
Ma ancora la scommessa non è nè vinta né persa. monto in carrozza, mi sistemo al posto 23 che non è isolato come richiesto prima e attendo. Comincia il conto alla rovescia. cinquantanove, cinquantotto, cinquantasette... ancora nulla. Punto il mio uomo, arriva e finalmente scoppia. Ecco a voi l’italiano medio che sbotta sul treno e si lamenta dell’italia, che alcune cose accadono solo in italia (lui che all’estero sarà stato in Vaticano a San Marino a Bolzano (non ditegli che è italia). ma lo sbotto va avanti e dopo inizia  il confronto con gli altri stati dove funziona tutto, non piove mai e non ci sono scandali (no caro ci sono ma i politici hanno la decenza di dimettersi). La sua invettiva prosegue e qualcuno si aggiunge a lui dandogli man forte. Solo in italia, siamo sempre peggio e poi finalmente qualcuno esce con un si stava meglio quando c’era lui.
E qui grazie al cielo cala il silenzio. Il mio uomo si ferma e inizia a fare il viscido con la ragazza davanti a lui (che in inglese lo sta prendendo in giro), l’altro lascia il giornale sul sedile e forse non lo prenderà mai. il terzo infine chiama al cellulare e urla che arriverà in ritardo (per la gioia di chi lo aspetta a casa).
E proprio vero siamo in italia, ma l’italia da cosa è fatta? Da Assiri e Babilonesi? O da persone che continuano a lamentarsi senza nulla fare.
Come lessi tempo l’italia è un paese bellissimo per farsi le ferie. A patto poi di tornare a casa.

martedì 7 febbraio 2012

Ho voglia di te


Pare che il freddo si sia stabilito a Pisa. Lo capisco, si sta bene, la città è culturalmente viva, gli accenti e le lingue si mescolano e tutta questa varietà ancora mi sorprende. Pare che il freddo si trovi così bene a Pisa che abbia scritto a sua sorella neve dicendole di venire a Pisa. Pare che arriverà sabato ma ancora non si sa che con un treno dal nord, una nave da ovest o un aereo dal sud. Pare che non ne voglia sentire di non arrivare e secondo la parrucchiera del mio quartiere non c’è modo di fermarla. Dice che da dove viene lei fratello e sorella andavano d’accordo per sei mesi l’anno per poi venire sostituiti dai cugini caldo e umido. Bravi pure loro ma un po’ più superficiali e meno comunicativi. Pare che se la sorella vuole salutare il fratello non ci sia nulla da fare. E per affrontare questo freddo e questa solitudine ho proprio bisogno di te. Anzi ho bisogno di thè, e che sia caldo.