Correva l'anno 1990 ed era estate. Avevo dieci anni a provavo quella sensazione che si chiama felicità. Ero bello con quella testa tonda, i capelli dritti e il gel sopra. Noi ragazzi del campeggio eravamo soliti passare i pomeriggi insieme tra i giochi del parco, il gelato, il calcio-balilla (ai tempi lo chiamavo così prima di contaminare il mio savoiardo italiano con l'arrogante toscano) e le chiacchiere.
Giocando trovai un portafoglio e lo portai direttamente al bar del campeggio, dotato di un bellissimo altoparlante, che immediatamente comunicò il ritrovamento.
Tempo dieci minuti e e l'altoparlante mi chiama a rapporto. Si proprio me! Mi ricordo ancora il momento, come se mi dicessero "Puoi ancora essere Miss Italia" oppure "Secondo me hai l'X-Factor". Felice me ne vado al bar (stavo per scrivere me ne vo...) e davanti a me trovo il proprietario dell'oggetto smarrito che mi regala cinquemila lire per ringraziarmi della correttezza. Esco e riprendo a giocare.
Dopo un pomeriggio che sa di quel sudore che non è da bambini né tantomeno da adolescenti, insieme ai miei fratelli torno a casa e a cena, luogo predisposto da sempre nella nostra famiglia per raccontarci tutto riferisco l'accaduto.
Mia madre perentoria mi dice che non dovevo accettare i soldi (cinquemila lire nel 1990! Un ghiacciolo costava 50 lire!) perché ho semplicemente fatto la cosa giusta. Mio padre invece le fa notare che sono stato premiato per il mio comportamento corretto a posteriori. Per fortuna mio padre ha la meglio.
Il giorno dopo con le mie cinquemila lire offro il gelato a tutti i bambini e qui potrei scrivere un pezzo sul perché sono un cattivo investitore (ma un buon investimento!).
Eccoci al 2015, durante il caldo mese di maggio toscano. Sono cambiate parecchie cose nella mia vita: vivo a Pisa, possiedo boschi e un pezzo di una casa, Parlo inglese, spagnolo, francese e intendo la lingua italiana dei segni ma ho spesso dubbi di italiano. Alla fine sono solo più grande, ma con la stessa etica di un tempo per cui non rubo, mangio composto a tavola e per andare in bagno chiedo alla mia mamma.
Qualche giorno fa contatto un vecchio amico (declassato poi a conoscente) per andare a salutarlo. Ci vediamo a casa sua, chiacchieriamo e torniamo alle nostre cose.
Il mattino seguente alle otto squilla il telefono e mi ritrovo a parlare con l'amico (ancora per poco) del giorno prima.
Dopo le formalità inizia a dire che stava uscendo per andare al lavoro ma si era accorto di non avere con sé il portafoglio. Ci gira intorno, mi dice che escluso me nessuno è entrato in casa per concludere con "più che altro per i documenti" e chiedermi direttamente se l'ho preso io (aggiungendo un simpatico "per caso").
Cinque minuti passate le otto e già mi ritrovo con la fedina penale sporca: la giornata si preannuncia lunghissima.
Ovviamente io rispondo che non ho preso per caso nessun portafoglio e la nostra telefonata si conclude.
Ormai sono spacciato, in poco tempo finirò in carcere, niente wifi e porno gratis su internet ma soprattutto niente rasoi a mano libera. Mi affretto a fare l'unica cosa che dovrebbe fare un condannato e senza chiamare l'avvocato mi riguardo l'ultima puntata di Breaking Bad.
Alle nove suona il telefono, ho ricevuto un messaggio. Il testo recita: "Il portafoglio era caduto tra cuscino e braccio della poltrona. Sto male x (ndR si proprio la "x") averti chiamato. Scusami."
E' finita, non sono un ladro e potrò rivedermi Breaking Bad e fare tutte quelle migliaia di cose che volevo fare nella mia vita.
Ora mi permetto di dare un lezione di stile al mio accusatore.
1) Se non trovi il portafoglio la prima cosa da fare è cercarlo. Ti suonerà strano ma sono più gli smarrimenti che i furti. Inoltre nella lista dei posti più banali ci sono la tasca dei pantaloni del giorno prima e tra i cuscini del divano.
2) Chiedere direttamente al presunto ladro se ha preso per caso il portafoglio è come dargli dell'ingenuo: qualora lo avesse fatto pensi che te lo ridarebbe dopo una semplice richiesta?
3) Fidarsi è un rischio e comporta una scelta. Io mi fido se non altro perché fa vivere bene.
4) Prima di accusare qualcuno, chiedigli se ha un blog. Metti caso che poi ci scrive un pezzo sopra.
5) Non aspettarti il perdono soprattutto se l'accusato crede nella giustizia. Fattene una ragione e cancella il suo (mio) numero.