sabato 22 ottobre 2011

Abbandono, solerte compagno

Sono quasi due mesi che mi trovo a dover affrontare un grosso abbandono nella mia vita. Non mi spaventano i tempi così lunghi di cui ho bisogno per elaborare la perdita di una persona, ma questa volta il colpo è stato forte. Come ogni volta nella mia vita conosco gente nuova, premetto che soffro al solo pensiero di essere abbandonato ma immancabilmente spariscono. Spariscono senza spiegazioni, lasciando dubbi sopra i miei dubbi, alimentando la mia insicurezza e il mio senso di solitudine.
E mi ritrovo in un triste sabato pomeriggio a chiedermi chi sarà il prossimo.

3 commenti:

  1. È comune e legittima paura, la tua, ci mancherebbe altro. Eppure, rimango pervicacemente convinto che, nonostante tutto, nostro diritto-dovere sia quello di trovare ogni volta la forza, la voglia ed il motivo per non smettere né di sperare (per cosa, poi?) né per risultare, poi, troppo prevenuti nei confronti del "prossimo".

    Ps1: complimenti per la dedizione alla cucina, io sto ancora alle uova fritte, il che è tutto dire.

    Ps2: scusa per l'intrusione, spero non sia stata sgradita.

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  2. Assolutamente non sgradita. Anche se non credo di conoscerti. Ma questo rende il tutto ancora più gradevole. Più che dedizione alla cucina e un modo per sopravvivere. E sfuggire ai rumori interni ed esterni che affollano il tutto. Grazie
    Ric

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  3. Infatti non ci conosciamo, è che ogni tanto giro per il web, trovo blog e, se è il caso, mi soffermo a commentare, tutto qua. Per ciò che riguarda la cucina, mi sono espresso male, intendevo dire esattamente la tua stessa cosa. Io mi rilasso in modo diverso, con qualche quotidiano (lo so, non sono quasi mai riportate belle notizie, ma a volte trovo notizie di "cultura" interessanti) o con un po' di buona musica; ad ognuno il suo, ovvio.

    Resta il fatto che dovrei imparare davvero a cucinare...

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